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Valentina Cecconi

“Hai mangiato?”
è la più autentica espressione d’amore

Laura Morante

La parola dieta, nonostante abbia un significato nobile  ossia stile di vita dovrebbe essere abolita nel linguaggio comune. Io cerco di non pronunciarla mai perché ha purtroppo una serie di accezioni negative, come restrizione, sacrificio, privazione, limitazione.

La dietetica e la scienza dell’alimentazione moderna sono molto diverse dall’approccio rigido di 20-30 anni fa.

La persona che si presenta a noi/me ha un problema ed è mio primario dovere aiutarla a risolverlo. C’è un profondo stigma sul peso nella nostra società e si dà per scontato che una persona con un problema del genere sia pigra, svogliata e poco incline a prendersi cura di se. Non è cosi. Le persone portano con se spesso sofferenza, tante difficoltà, tentativi falliti e il mio dovere è di aiutarle.

L’alimentazione fa parte della nostra vita di essere umani dai primi minuti della nostra esistenza. Il cibo, la sua preparazione, gli ingredienti creano nella vita numerosi legami con le persone, si associano ad eventi ad occasioni, ritualità.

I pazienti alla consegna del piano alimentare spesso restano sorpresi quando dico loro che se sentono la fame devono mangiare e non si devono opporre a questo prezioso stimolo fisiologico: se impariamo a farlo in modo consapevole sarà un grande passo verso un’alimentazione equilibrata e guidata dalle proprie sensazioni.

Il rapporto con il paziente è fondamentale, è una relazione che sta al centro del lavoro. È importante che si instauri un rapporto di fiducia: insieme ai pazienti è possibile  lavorare sull’aumento della consapevolezza, sul miglioramento delle capacità personali, sul riconoscimento dei segnali di fame/sazietà…

L’alimentazione può variare a causa di un cambio di lavoro, di un’abitudine che si modifica, di un evento che ci ha turbato o fatto al contrario stare bene. Ci sono continue variazioni che richiedono continui adattamenti ed è il motivo principale per cui alimentazioni o schemi troppo rigidi non possono funzionare nel lungo periodo. Ad un certo punto inevitabilmente qualcosa si rompe.

La mia fonte di ispirazione: mia nonna

Ho degli affetti molto solidi, per me insostituibili punti di riferimento: i miei genitori, il mio compagno e un esempio da manuale di stile di vita equilibrato: mia nonna.

Studiando ed imparando le nozioni legate all’alimentazione sana ed al rapporto con il cibo mi sono resa conto che il suo stile di vita era quello che cerco di trasmettere con le mie consulenze a tutti i miei pazienti, non solo per l’alimentazione ma per la consapevolezza, la grande capacità di autoregolarsi e la varietà e curiosità che la contraddistingue.

Mia nonna oggi ha 87 anni, è nata e cresciuta in campagna, da oltre 50 anni si occupa dell’orto e ha alcuni animali da cortile, cucina molto bene e la sua alimentazione si basa principalmente su quello che le stagioni offrono oppure quello che le ricorrenze richiedono: ha un’alimentazione estremamente varia, la pasta un piatto piccolo ogni giorno a pranzo condita con sughi principalmente di verdura e sempre vari  e un po’ di secondo in piccola porzione (pesce, uova, formaggio…) poco pane e tanta verdura, quando le va, un frutto. Lo spuntino non manca mai, la cena è sempre molto ristretta e frugale, spesso a base vegetale quindi una minestra con un po’ di pane, a volte legumi o un po’ di formaggio e immancabile la verdura.

Mia nonna rappresenta anche da un punto di vista motorio uno stile di vita sano, è molto attiva e fortunatamente gode ancora di ottima salute e lucidità mentale. E soprattutto, osservando lei mi sono resa conto che ha l’innata naturalezza di variare e provare sempre cibi diversi, anche in base alle stagioni e al momento della giornata: guai a darle due volte di fila la stessa pietanza!

Lei per me rappresenta il prototipo di stile di vita ottimale e osservandola ogni giorno, trovo nei suoi occhi quella forza, quella autodeterminazione e quel buon vivere che vorrei trasmettere a tutti i miei pazienti.